Parlare di maltrattamento infantile

O della felicità di divulgare la Pedagogia Nera

Chi l’avrebbe mai detto che parlare, raccontare, divulgare cose atroci come il maltrattamento infantile, la violenza educativa, insomma la pedagogia nera, mi avrebbe resa felice?!

Non che sia una sadica, anzi, tutt’altro, ma ogni giorno che passa, ogni puntata che pubblico in cui leggo parti del libro di Rutschky, ogni replica che faccio, ogni messaggio che mi mandate, mi dimostra quanto bisogno ci sia di parlarne. Di far sapere cosa sia il maltrattamento infantile e dove si annidi la pedagogia nera.

Mi procura felicità scoprire di non esser sol* di fronte a questo immenso e doloroso tabù e quanto, così facendo, questa lunga catena velenosa la stiamo rompendo un pochino tutt* insieme, ogni giorno che passa.

Parlare di maltrattamento infantile, perché mi rende felice?

La gioia aumenta nel vedere che più ne parlo, più mi viene chiesto di parlarne, anche attraverso le repliche di INFANZIA FELICE, anche attraverso nuovi progetti divulgativi di cui non posso ancora dire molto. Progetti che però una volta realizzati, mi permetteranno di raggiungere una platea ancora più vasta. E questo agevolerà indubbiamente il cammino verso l’annullamento della violenza educativa.

Insomma parlare, raccontare, divulgare cosa sia il maltrattamento infantile, ho capito che contribuisce ad indebolirlo. Ciò avviene attraverso la diffusione di consapevolezza, la presa di coscienza della violenza subìta nella nostra infanzia e in quella di chi ci ha cresciut*. Ecco perché pubblico le letture del libro di Rutschky, PEDAGOGIA NERA, non solo su Instagram ma anche sul mio canale YouTube

I primi passi per annullare il maltrattamento infantile

Quando mi viene chiesto cosa fare concretamente, suggerisco come primo passo ripetersi quello che dico nello spettacolo oppure nei miei post e articoli:

I BAMBINI CATTIVI NON ESISTONO, LO DIVENTANO!

Se ad esempio pensate a quanto vi arrabbiate quando il collega, la persona amata o la professionista, non vi ascoltano, oppure minimizzano ciò che provate, o vi attribuiscono colpe che non avete, ecco, capirete facilmente perché. Diventiamo cattiv* non lo siamo.

La responsabilità è della pedagogia nera che ha insegnato per generazioni che i bisogni sono capricci, che la razionalità deve prevalere sull’emozione, che le coccole rovinano i bambini, che ci hanno resi insicuri e con la sensazione di non aver ricevuto abbastanza amore e rispetto.

Meccanismi trasmessi di generazione in generazione per secoli, dei quali, se ne prendiamo consapevolezza automaticamente ne rallentiamo la reiterazione.

Sono cosciente – grazie ai messaggi che mi arrivano – che le puntate di lettura del libro sono spesso troppo dolorose da ascoltare. Lo capisco. Faccio fatica persino io a leggere come la violenza educativa abbia colpito i miei bisnonni, nonni e genitori.

La soluzione alternativa è quella di venire a teatro. Lì è più facile, l’impatto è più gentile, le fiabe parlano all’ex bambin* che siamo stat*, e siccome son proprio i/le bambin* che ci possono aiutare … potete partire da lì, per aiutarmi a spezzare questa catena velenosa.

La prossima replica sarà il 20 aprile a Montecchio Maggiore (VI)

Vi aspetto!